Erano le feste di Natale quando ho scritto “Dancers” e quando con Marco abbiamo scelto l’accompagnamento musicale. Mi ricordo una luce un po’ giallina di una stella cometa appesa sul vetro del sottotetto dove provavamo, come l’insegna di un bar. Più in là, oltre il vetro, la ferrovia. Le finestre accese e i treni fugaci. Tanti occhi fermi e muti o in fragoroso movimento. Mi sono sempre fermato a pensare a quelle case , a quei vagoni, a quegli inquilini, a quei viaggiatori. Quella gente… Che sfreccia, prepara la cena, aiuta i figli per i compiti, va in piscina, oblitera il biglietto e parte, non torna stasera. Un balletto continuo di vite che si sfiorano, si toccano, si difendono come possono dalle loro miserie e dalle loro passioni: eroi o figuranti? Uomini o ballerini? Io ci ho messo le parole, Marco al piano la musica. Era il trentuno di dicembre quando lo abbiamo finito, verso mezzogiorno.